Scheda
I mari e gli oceani costituiscono un patrimonio indispensabile per la vita e come tali vanno protetti e preservati.
Negli anni recenti, però, le attività umane hanno provocato un progressivo degrado anche degli ambienti marini: l’aumento delle emissioni in atmosfera di gas serra si ripercuote sugli oceani provocando, oltre all’innalzamento della temperatura dell’acqua, anche un cambiamento nella sua composizione chimica. A tutto questo si aggiungono le sostanze inquinanti e i rifiuti come la plastica, che ogni anno sono riversati nelle acque marine arrivando a formare accumuli tanto grandi da diventare “isole” di spazzatura, ormai presenti in tutti gli oceani.
Oceani sempre più "acidi"
Gli oceani assorbono anidride carbonica dall’atmosfera e in questo modo le nostre emissioni vengono, in parte, contrastate. La CO2 che finisce negli oceani, però, causa l’aumento dell’acidità dell’acqua e questo può provocare lo scioglimento dei gusci di molluschi marini e del delicato plancton calcareo o delle barriere coralline: i minerali di cui sono composti le parti dure di molti animali, infatti, non riescono a formarsi o si dissolvono. Questo, ovviamente, influisce sulla perdita di biodiversità e altera anche gli equilibri delle catene alimentari negli ecosistemi marini.
Per ora, ad essere maggiormente colpite sono le acque delle regioni polari e temperate ma le previsioni per il futuro sono preoccupanti perché si prevede il peggioramento delle condizioni anche dei mari tropicali.
Una delle azioni previste dall’obiettivo 14 è legata proprio a questa problematica e si propone di ridurre al minimo l’acidificazione degli oceani e di affrontarne gli effetti, anche attraverso una maggiore collaborazione degli scienziati di tutto il mondo.
Il problema della "sovrapesca"
La vita marina è in pericolo, e questo anche a causa della pesca eccessiva che non lascia tempo agli animali di riprodursi, soprattutto quando è praticata con metodi distruttivi per gli ecosistemi.
Per questo, un traguardo previsto dall’obiettivo 14 prevede di dare regole precise alle grandi compagnie di pesca, in modo da porre termine alle pratiche eccessive e illegali, ma anche aiutando i pescatori locali. Inoltre l’intento è anche quello di stabilire nuove regole sulla base di studi scientifici che devono stabilire come dare il tempo alla fauna ittica, in base alle proprie esigenze biologiche, di ripristinarsi.
Ovviamente, al fine di preservare gli ecosistemi marini, è anche necessario ridurre le sostanze inquinanti immesse nelle acque di fiumi, mari e oceani e creare aree marine protette.
Uno sguardo sul Parco del Mincio
“Reparto nascite” per i pesci del MincioI pesci autoctoni ("nostrani") del fiume Mincio sono sempre più minacciati da un mix di fattori, tutti legati al comportamento umano: l'apporto di inquinanti e limi, il dilagare di predatori alloctoni (“stranieri”) - come il siluro, il lucioperca e il cormorano – e il bracconaggio. Numerose specie autoctone di pesci del fiume Mincio, infatti, si sono purtroppo così rarefatte, che sopravvivono quasi solo nei ricordi degli anziani pescatori. Per tutelare la sopravvivenza di persico reale, luccio, scardola e tinca, Parco del Mincio ha posizionato nei laghi di Mantova e nelle Valli del Mincio lettiere e detriti legnosi fissati alla sponda o ancorati al fondo, con la funzione di ricreare gli ambienti ottimali per la deposizione delle uova e per la protezione dei pesci appena nati. In alcuni tratti del Mincio e dei canali principali sono state invece inserite lettiere mobili di ghiaia, protette con fascine di legname, funzionali a replicare gli ambienti ideali per la frega, uno dei momenti più delicati della riproduzione. I risultati attesi per i vari livelli di intervento riguardano l'incremento della biodiversità della fauna ittica e la riduzione della predazione da parte di specie invasive.