Biodiversità e isolamento ambientale
Sebbene le acque dolci occupino meno dell’1% della superficie terrestre, in esse vive il 10% di tutte le specie animali, e circa il 35% di tutte le specie di vertebrati ad oggi conosciute. Questa grande biodiversità si deve principalmente all’isolamento che caratterizza gli ambienti d’acqua dolce e che ha favorito, coi noti meccanismi dell’evoluzione, il diversificarsi della flora e della fauna. In particolare, sono numerose le specie dette “endemiche”, cioè quelle specie che occupano un’area generalmente molto limitata e sono costituite da popolazioni che contano pochi individui.
Le specie “fragili” e la salute
Queste specie sono più in pericolo di quelle ampiamente diffuse, e possono facilmente estinguersi, riducendo la biodiversità del territorio.
Come sappiamo, la perdita di specie rende gli ambienti naturali meno capaci di fornire preziosi servizi e risorse all’uomo perché la biodiversità è essenziale per la salute e il benessere delle persone in quanto garantisce acqua, cibo, alimenti per gli animali domestici, farmaci, prodotti industriali e tanto ancora.
Lo sfruttamento dei fiumi
L’uomo è legato agli ambienti di acqua dolce fin dall’antichità: molte grandi civiltà del passato, come quella sumera, egizia e cinese, si sono infatti sviluppate lungo i corsi d'acqua proprio perché le persone ne potevano ricavare numerosi benefici. I fiumi costituiscono quindi da sempre la risorsa naturale più sfruttata, ma l’inquinamento derivato dalle attività produttive, il continuo prelievo di acqua e lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, hanno provocato gravi danni all’ecosistema, un po’ ovunque nel mondo.
Un bene comune
Oggi è quanto mai urgente iniziare a pensare alla biodiversità dei fiumi, dei laghi e delle aree verdi che li circondano, come a un “bene comune”, cioè a una ricchezza di cui tutti gli uomini possono godere. Per questo motivo le aree umide devono essere amate e protette: perché appartengono ad ognuno di noi.
Uno sguardo sul Parco del Mincio
La biodiversità “mediterranea” delle colline moreniche mantovaneLa vicinanza delle colline moreniche con il Lago di Garda, mitigando i rigori del clima padano, ha favorito l’insediamento nella flora locale di elementi mediterranei che si sono aggiunti a quelli montani, rimasti nell’area dopo il ritiro dei ghiacciai. Da qui il grandissimo interesse botanico degli ambienti a vegetazione spontanea. Qui si possono trovare i veri gioielli della flora morenica, per rarità e bellezza, come la pulsatilla (Pulsatilla montana), il cinquefoglio primaverile (Potentilla tabernaemontani), le vedovelle (Globularia punctata), il raperonzolo e la campanula siberiana (Campana rapunculus e C. sibirica), il lilioasfodelo maggiore (Anthericum liliago), il garofano selvatico (Dianthsu sylvestris) e numerose orchidee come l’orchidea piramidale (Anacamptis pyramidalis), il fior di legno (Limodorum abortivum), il giglio caprino (Orchis morio), l’orchidea screziata (Orchis tridentata), il fior di ragno (Ophrys sphecodes), gli uccelletti allo specchio (Ophris bertolonii), il fiore d’ape (Ophirs apifera), il rarissimo fiore dei fuchi (Ophris fuciflora), l’orchidea a farfalla (Orchis papilionacea), l’orchidea cimicina (Orchis coriophora) e la serapide maggiore (Serapias vomeracea).